Il termine Exultet corrisponde alla prima parola del canto liturgico
che, dall'alto del pulpito, veniva intonato dal diacono nel corso
della cerimonia della notte del Sabato Santo .
Tale canto, denominato praechonium paschale , aveva la funzione
di annunciare alla comunità dei fedeli il mistero della Resurrezione
e celebrare il rito dell'offerta del cero pasquale .
Per esteso, lo stesso termine è passato ad indicare anche
i rotoli sui quali il testo dell'inno è stato più
volte trascritto e illustrato tra X e XIV secolo, secondo una prassi
attestata pressoché quasi esclusivamente nell'Italia meridionale.
LExultet
e la liturgia pasquale
I rituali della vigilia del Sabato Santo sono molto antichi.
Essi derivano dall'usanza di restare in attesa per tutta la notte
del giorno della Resurrezione. La veglia prevede da sempre una serie
di letture e preghiere che si concludono con la messa.
Nel medioevo essa, in quanto simbolo di rinnovamento, coincideva
anche con il momento dell'ammissione al Battesimo dei catecumeni.
In tale contesto l'Exultet ha svolto un ruolo fondamentale. La sua
proclamazione dall'alto dell' ambone costituiva infatti il momento
culminante di tutto un complesso cerimoniale che comprendeva, se
pure con diverse varianti, il rito della benedizione del fuoco nuovo
per il cero pasquale , quello dell'accensione del cero stesso da
parte del diacono o del vescovo e la cerimonia del Lumen Christi.
Quest'ultima prevedeva che il diacono, spesso a conclusione di una
processione, esclamasse per tre volte le parole Lumen Christi (Luce
di Cristo).
Ad ogni enunciazione i fedeli dovevano rispondere in modo sempre
più trionfante con l'invocazione Deo Gratias (Rendiamo Grazie
a Dio).
La lettura solenne dell'Exultet seguiva subito dopo a conclusione
del rituale.
Il Testo dellExultet
Il testo dell'Exultet che si legge ancora oggi nel corso della veglia
pasquale discende da una redazione duecentesca fissata da papa Innocenzo
III.
A sua volta, questo si fonda su una tradizione più antica,
rimasta pressoché invariata nel corso dei secoli.
Soltanto nell'Italia meridionale l'Exultet ha conosciuto agli albori
del suo utilizzo una diversa redazione, denominata "testo di
Bari" o della Vetus Itala.
Essa conteneva una formula variata nella prefazio che è stata
successivamente normalizzata nel corso del XII secolo sulla base
dell'ordo romano .
Soltanto nella parte finale il testo seguiva varianti di volta in
volta diverse: esso si concludeva infatti con le commemorazioni
liturgiche, cioè formule di intercessione per il clero, i
fedeli, i papi, i sovrani e le autorità locali.
Poiché nel corso degli anni si potevano avere serie diverse
di reggenti, spettava al diacono ricordare o leggere il nome della
autorità del momento, che di solito veniva appuntata sul
rotolo mediante note mnemoniche.
Queste ultime offrono oggi preziosi indizi per la datazione e la
provenienza dei rotoli.
Exultet iam angelica turba caelorum! Exultent divina mysteria, et
pro tanti regis victoria tuba intonet salutaris. Gaudeat se tantis
Tellus inradiata fulgoribus, et aeterni regis splendore lustrata,
totius orbis se sentiat amisisse caliginem. Laetetur et Mater Ecclesia,
tanti luminis adornata fulgore, et magnis populorum vocibus haec
aula resultet. Quapropter adstantibus vobis, fratres carissimi,
ad tam miram sancti huius luminis claritatem, una mecum, quaeso,
Dei omnipotentis misericordiam invocate. Ut qui me, non meis meritis,
intra levitarum numerum dignatus est adgregare, luminis sui gratia
infundente, cerei huius laudem implere praecipitat. Per (..) Vere
qui dignum et iustum est invisibilem Deum omnipotentem Patrem, Filiumque
unigenitum Dominum nostrum Iesum Christum, toto cordis ac mentis
adfectu at voci ministerio personare, qui pro nobis aeterno Patri
Adae debitum solvit et veteris piaculi cautionem pio cruore detersit.
Haec sunt enim festa paschalium, in quibus verus ille agnus occiditur
eiusque sanguis postibus consecratur. Haec nox est in qua primum
patres nostros, filios Israel, educens de Aegypto, Rubrum mare sicco
vestigio transire fecisti. Haec igitur nox est, quae peccatorum
tenebras columnae inluminatione purgavit. Haec nox est, quae hodie
per universum mundum in Christo credentes, a vitiis saeculi segregatos
et caligine peccatorum, reddit gratiae, sociat sanctitati. Haec
nox est, in qua destructis vincolis mortis, Christus ab inferis
victor ascendit. Nihil enim nobis nasci profuit, nisi redimi profuisset.
O mira circa nos tuae pietatis dignatio! O inaestimabilis dilectio
caritatis: ut servum redimeres, filius tradidisti! O certe necessarium
Adae peccatum, quod Christi morte deletum est! O felix culpa, quae
talem ac tantum meruit habere redemptorem! O beata nox, quae sola
meruit scire tempus et horam in qua Christus ab inferis resurrexit.
Haec nox est, de qua scriptum est: Et nox ut dies inluminabitur,
et: Nox inluminatio mea in deliciis meis. Huius igitur sanctificatio
noctis fugat scelera, culpas lavat et reddit innocentiam lapsis,
maestis laetitiam; fugat odia, concordiam parat et curvat imperia.
In huius igitur noctis gratia, suscipe, sancte Pater, incensi huius
sacrificium vespertinum, quod tibi in hac cerei oblatione solemni,
per ministrorum manus, de operibus apum, sacrosancta reddit Ecclesia.
Sed iam columnae huius praeconia novimus, quam in honore Dei rutilans
ingnis accendit. Qui licet divisus in partes, mutuati luminis detrimenta
non novit: alitur liquantibus ceris quas in substantiam pretiosae
huius lampadis apis mater eduxit. Apis ceteris, quae subiecta sunt
homini animantibus antecellit. Cum sit minima corporis parvitate,
ingentes animos angusto versat in pectore, viribus imbecilla sed
fortis ingenio. Haec explorata temporum vice, cum canitiem pruinosa
hiberna posuerint, et glaciale senium verni temporis moderata deterserint,
statim prodeundi ad laborem cura succedit; dispersaque per agros,
libratis paululum pinnibus, cruribus suspensis insidunt, prati ore
legere flosculos; oneratis victualibus suis, ad castra remeant,
ibique aliae inaestimabili arte cellulas tenaci glutino instruunt,
aliae liquantia mella stipant, aliae vertunt flores in ceram, aliae
ore natos fingunt, aliae collectis et foliis nectar includunt. O
vere beata et mirabilis apis, cuius nec sexum masculi violant, foetus
non quessant, nec filii destruunt castitatem; sicut sancta concepit
virgo Maria, virgo peperit et virgo permansit. O vere beata nox,
que expoliavit Aegyptos, ditavit Hebraeos; nox in qua terrenis caelestia
iunguntur. Oramus te, Domine, ut cereus iste, in honore nominis
tui consecratus, ad noctis huius caliginem destruendam indeficiens
persevert. In odorem suavitatis acceptus, supernis luminaribus miseatur.
Flammas eius Lucifer matutinus inveniat, ille inquam Lucifer qui
nescit occasum; ille qui regressus ab inferis, humano generi sereno
inluxit. Precamur ergo te, Domine (...)
Esulti ormai l'angelica schiera dei cieli!
Esultino i ministri divini, e per la vittoria di sì gran
re risuoni la tromba salvifica. Gioisca la Terra irradiata da tanti
fulgori e, illuminata dallo splendore del re eterno, senta di essersi
liberata dalla tenebra in tutta la sua estensione.
Si rallegri anche la madre Chiesa, adornata dallo splendore di tanta
luce, e quest'aula echeggi delle alte voci dei fedeli. Perciò,
o fratelli carissimi, essendo voi presenti a sì meravigliosa
luce di questa santa fiamma, invocate insieme con me, vi prego,
la misericordia di Dio onnipotente; affinché colui il quale,
non per meriti miei, si degnò di pormi tra il numero dei
leviti, travasandosi la grazia della sua luce, mi insegni a compiere
la lode di questo cero.
Per (il nostro signore Gesù Cristo..)
Perché è cosa veramente degna e giusta con tutto lo
slancio del cuore e della mente e con l'ausilio della voce proclamare
la gloria di Dio invisibile Padre onnipotente e del Figlio unigenito
nostro Signore Gesù Cristo, il quale in nostra vece pagò
all'Eterno Padre il debito di Adamo e col sangue innocente cancellò
l'obbligazione contratta con l'antico peccato.
Sono queste, infatti, le feste pasquali, in cui è sacrificato
il vero agnello e il suo sangue è destinato alle porte.
È questa la notte in cui, conducendo fuori dall'Egitto i
nostri padri, figli d'Israele, li facesti passare attraverso il
Mar Rosso a piedi asciutti.
È questa dunque la notte che ha rimosso le tenebre del peccato
con la luce della colonna di fuoco.
È questa la notte che i credenti in Cristo, allontanati dai
vizi del mondo e dalle tenebre del peccato, oggi in tutto il mondo
restituisce alla grazia, riunisce alla santità. E questa
la notte in cui, spezzate le catene della morte, Cristo risorge
vittorioso dagli inferi.
A nulla avrebbe giovato a noi l'esser nati, se non ci fosse toccato
il bene della redenzione.
O meravigliosa condiscendenza della tua misericordia verso di noi!
O inestimabile amore di carità! Per redimere il servo consegnasti
il figlio!
O peccato di Adamo, certo necessario, che è stato cancellato
con la morte di Cristo! O colpa felice, alla quale fu concesso di
avere tale e tanto redentore!
O notte beata, alla quale sola fu concesso di conoscere il tempo
e l'ora in cui Cristo risuscitò dalla morte!
È questa la notte di cui fu scritto: e la notte sarà
illuminata come giorno, e ancora: la notte sarà la mia luce
nella felicità.
E dunque la santificazione di questa notte fuga i delitti, lava
le colpe e ridà l'innocenza ai traviati, letizia agli afflitti;
dissipa gli odi, procura la concordia, piega le potenze.
Accetta dunque, padre Santo, in questa notte di grazia, il sacrificio
vespertino di questa fiamma che la santa Chiesa per mano dei suoi
ministri a te porge in questa solenne offerta del cero, frutto di
operosità delle api.
Ma ormai conosciamo gli annunci di questa colonna che a onore di
Dio la vivida fiamma accende. Fiamma che, sebbene spartita, non
conosce diminuzione della luce distribuita: si alimenta delle molli
cere che madre ape ha prodotto per formare la materia di questa
preziosa lampada
L'ape è superiore a tutti gli altri esseri viventi che sono
soggetti all'uomo.
Pur molto piccola di corpo, rivolge tuttavia nell'angusto petto
alti propositi; debole di forze ma forte d'ingegno.
Essa, dopo aver esplorato l'alternare delle stagioni, allorché
il gelido inverno depose la canizie e poi il clima moderato della
primavera spazzò via il torpore glaciale, subito sente la
preoccupazione di uscire al lavoro; e le api sparse per i campi,
librando leggermente le ali, si posano appena con le agili zampe
per cogliere con la bocca i piccoli fiori del prato, cariche del
loro vitto rientrano negli alveari e qui alcune con arte inestimabile
costruiscono cellette con tenace glutine, altre stipano il fluido
miele, altre tramutano in cera i fiori, altre danno forma ai loro
piccoli lambendoli con la bocca, altre incamerano il nettare delle
foglie raccolte.
O ape veramente beata e mirabile, di cui i maschi non violano il
sesso, né lo turbano i feti, né i figli distruggono
la castità; così come, nella sua santità, Maria
concepì vergine, partorì vergine e vergine rimase.
O notte veramente beata, che spogliò gli Egizi e arricchì
gli ebrei, notte in cui le cose celesti si congiungono con le terrene,
Preghiamo te, o Signore, affinché questo cero consacrato
in onore del tuo nome persista senza venire meno per dissipare le
tenebre.
Possa l'astro del mattino trovare la sua fiamma (ancora accesa),
quell'astro di Lucifero, dico, che non conosce tramonto, quell'astro
che, ritornando dagl'Inferi suole spargere sereno la sua luce sul
genere umano.
Preghiamo dunque te, o Signore, (...)
Origini e significato del rotolo
Il testo e la melodia dell'Exultet furono più volte trascritti
tra il X e il XIV secolo su rotoli formati da più fogli di
pergamena cuciti insieme.
L'origine di questa pratica è attestata quasi esclusivamente
in ambito meridionale ed è forse da ricercarsi nei cosiddetti
libelli: piccoli libretti composti da uno o più quaternioni
destinati alla celebrazione di determinate festività o di
particolari azioni liturgiche (il rito di investitura sacerdotale,
l'unzione dei malati ed altro).
Essi erano molto diffusi nel medioevo e costituivano manufatti estremamente
semplici e di modesto valore.
Di conseguenza, nelle celebrazioni più importanti, venivano
talvolta sostituiti da esemplari assemblati nella più nobile
forma di rotolo.
L'adozione di questa inconsueta tipologia libraria a fini liturgici
richiamava infatti le forme dei papiri dell'antichità.
Essa fu però probabilmente suggerita nel Meridione anche
dalla conoscenza dei riti della chiesa greco-orientale.
Questi ultimi prevedevano l'utilizzo di rotoli manoscritti, denominati
kontakia, forse già nel V-VI secolo e comunque sicuramente
nell'VIII-IX secolo.
La loro conoscenza dovette avvenire in ambito beneventano-cassinese
grazie ai monaci italo-greci che, nei secc X-XI, trasmigrarono dalle
Calabria e la Sicilia verso la Campania e il Lazio meridionale.
E' infatti nell'area beneventana che compaiono i primi esemplari
di rotoli di Exultet.
Il ciclo iconografico
In quanto genere creato ad hoc, l'Exultet non si conforma ad una
tipologia illustrativa già esistente, ma è frutto
di una vera e propria invenzione iconografica elaborata intorno
al X secolo.
Per questo motivo le decorazioni non seguono uno schema predefinito,
ma compongono un ciclo variabile che prevede l'illustrazione di
soggetti diversi.
Essi sono sostanzialmente riconducibili a tre ambiti tematici connessi
al testo e alla liturgia pasquale: la storia sacra, le cerimonie
liturgiche - le più ricorrenti mostrano il diacono che riceve
il rotolo dal vescovo, accende il cero pasquale, o recita l'orazione
dall'ambone - e i ritratti di contemporanei.
Anche per la traduzione visiva del medesimo concetto vengono inoltre
proposte differenti soluzioni.
Ad esempio, l'allegoria della terra, Tellus, chiamata a celebrare
la Resurrezione, può essere ritratta in veste di donna riccamente
abbigliata, oppure come una figura, o come Cristo in trono con gli
animali; la figura della Mater Ecclesia è invece talora indicata
dalla comunità dei fedeli raccolti intorno al Vescovo, altre
volte da una figura di donna, o da ulteriori varianti.
Le scene bibliche sono numerose e tratte per lo più dal Nuovo
Testamento.
Fanno eccezione pochi temi, quali la salvazione delle primogeniture
israelitiche, il peccato originale, il passaggio del Mar Rosso,
che si ispirano ai brani del Genesi e dell' Esodo contenuti nel
Vecchio Testamento.
Una delle immagini ricorrenti è quella introdotta a corredo
della Laus Apium, l'elogio delle api.
Essa segue diverse varianti dettate dagli specifici orientamenti
dei miniatori: talvolta assume un carattere fortemente simbolico
o decorativo; altre volte è improntata alla narrazione vivace
e mostra gli sciami che volano per i campi e i contadini che raccolgono
il miele e la cera.
L'Exultet si concludeva con le commemorazioni liturgiche, spesso
accompagnate dal ritratto solenne e stereotipato dei personaggi
politici e religiosi evocati.
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