INTRODUZIONE
Al giorno doggi esiste unarte religiosa , ma certo non unarte
sacra. In effetti, fra queste due nozioni cè qualcosa di
più che una semplice sfumatura: cè una differenza
radicale. La vera arte sacra è di natura non sentimentale o psicologica,
ma ontologica e cosmologica. Perciò questa arte sacra non appare
più, seguendo lesempio dellarte moderna, come il risultato
dei sentimenti, delle fantasie, fosse anche del "pensiero" dellartista,
ma piuttosto come la traduzione di una realtà che oltrepassa largamente
i limiti dellindividualità umana. E questa la peculiarità
dellarte sacra: essere unarte sopra-umana.
Per tale ragione sarà anzitutto necessario ricordare lelevata
dignità dellarte, che è la traduzione sul piano sensibile
della Bellezza ideale: perché la Bellezza è una forma del
Divino, un attributo di Dio, "un riflesso della Beatitudine divina"
(F. Schuon) e anche della Verità divina, fondamento dellEssere.
Ecco perché, secondo la formula platonica, il Bello è "lo
splendore del Vero". Larte sacra è il veicolo dello
spirito divino; la forma artistica consente di assimilare direttamente
e non in maniera discorsiva, come è per la ragione
le verità trascendenti e sopra razionali. Per misurare la
vera portata dellarte sacra è necessario afferrarla nella
sua causa prima, che è il Verbo creatore; giustamente, implicando
la creazione il dono della forma, si può dire che il Verbo è
lArtista supremo in quanto principio formale dominante il caos in
cui la "luce" rischiara le "tenebre". La perfezione
del Verbo, dice Dionigi lAreopagita, è "forma informante
tutto ciò che è informe"; ma poi aggiunge : "nella
misura in cui essa è principio formale, non è di meno informe
in tutto ciò che ha forma, poiché trascende ogni forma".
Giustamente, il fine dellarte è di rivelare limmagine
della Natura divina impressa al creato, ma nascosta in lui, realizzando
degli oggetti visibili impressa al creato, ma nascosta in lui, realizzando
degli oggetti visibili che siano simboli del Dio invisibile. Larte
sacra è quindi come un prolungamento dellIncarnazione, della
discesa del divino nel creato, e a questo titolo si potrebbe estendere
allarte in generale la giustificazione delle icone data dal secondo
Concilio di Nicea: " Il Verbo indefinibile del Padre si è
lui stesso definito assumendo la carne [
] Reintegrando limmagine
sporcata nella sua forma primitiva, Egli lha penetrata di Bellezza
divina. Confessando tutto ciò noi la riproduciamo in opere e in
atti".
E ben evidente che in unarte così concepita, che ha
un valore quasi "sacramentale", lartista non può
lasciarsi guidare dalle sue proprie ispirazioni; il suo lavoro non consiste
nellesprimere la propria personalità, ma nel cercare una
forma perfetta rispondente a dei sacri prototipi dispirazione celeste.
Questo per dire che larte non è sacra per lintenzione
soggettiva dellartista, ma per il suo contenuto
oggettivo.
Così lestetica si ricollega gerarchicamente alla cosmologia
e, attraverso di essa, allontologia e alla metafisica. Tale ordine
gerarchico determina il carattere essenziale dellarte sacra che
è quello di essere simbolica, cioè di tradurre per
mezzo di immagini polivalenti la corrispondenza che collega i diversi
ordini della realtà, di esprimere attraverso il visibile linvisibile
e di condurvi luomo.
In questa prospettiva, una chiesa non è semplicemente un monumento,
ma è un santuario, un tempio. Il suo fine non è solo
quello di "riunire dei fedeli", ma di creare per essi un ambiente
che permetta alla Grazia di manifestarsi meglio; e raggiunge lo scopo
nella misura in cui riesce a trasportare, a canalizzare al suo interno
in un sottile gioco di influenze verso una meta la comunione con
il Divino -, il flusso delle sensazioni, dei sentimenti e delle idee.
Il santuario delle grandi epoche è uno "strumento" di
raccoglimento, di gioie, di sacrificio e di ascesi; in primo luogo attraverso
la combinazione armoniosa di mille simboli che si fondono nel simbolo
totale che è esso stesso, e poi offrendosi come un ricettacolo
ai simboli della liturgia, il tempio costituisce con questultima
la più prodigiosa incantazione che possa preparare luomo
per prendere coscienza della discesa della Grazia, dellepifania
dello Spirito nella corporeità. Abbiamo accennato alla liturgia
perché non la si può separare dal tempio che è costruito
per lei, e speriamo di poter mostrare la profonda unità che è
soggiacente allorganizzazione delluno e dellaltra.
La decadenza dellarte contemporanea è dovuta alloblio
pressappoco totale di questi principi; la loro riscoperta dovrebbe portare
gli artisti a creare nuovamente delle opere, certo non identiche a quelle
del passato perché è impossibile e non auspicabile
-, ma analoghe, in quanto emananti da un medesimo centro spirituale.
ORIGINE CELESTE DEL TEMPIO
E necessario esaminare sin dora una questione importante perché
condiziona le successive: si tratta dellorigine celeste del tempio.
Nel pensiero tradizionale, in effetti, la concezione del tempio non è
lasciata allispirazione personale dellarchitetto, ma è
data da Dio stesso. In altre parole il tempio terrestre è realizzato
conformemente ad un archetipo celeste comunicato agli uomini attraverso
lintermediazione di un profeta, e questo è ciò che
fonda la legittima tradizione architettonica.
Così, i differenti santuari dellAntico Testamento sono stati
edificati seguendo le indicazioni di Dio. E detto, a proposito di
Bezaleel e Ooliab, gli architetti designati per lArca dellalleanza,
che Dio "li ha riempiti di sapienza, di intelligenza, di scienza
per ogni sorta di opere, per inventare tutto quello che si può
fare" (Es 35,31-32). Tutto ciò che riguarda il tempio
mosaico dà luogo a delle dettagliate prescrizioni del Signore:
"Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro.
Essi lo faranno conformemente a ciò che mostrerà, secondo
il modello del tabernacolo, e secondo il modello di tutti gli arredi
"
(Es 25,8-9).
Il tempio cristiano fa ben seguito, con le sue differenze, al tempio degli
Ebrei ed è questo che la tradizione afferma sin dalla più
remota antichità. Un documento capitale a tal proposito è
quello di san Clemente di Roma che, occupandosi degli uffici divini, afferma:
"Dio stesso ha indicato, in virtù della Sua Suprema volontà,
il luogo in cui questi uffici vanno celebrati e chi li deve celebrare"
(Ad Cor., 1,40).
Il tempio cristiano è il riflesso sulla terra di un archetipo celeste,
la Gerusalemme dellApocalisse che ci viene presentata da san Giovanni
in maniera analoga a quella di Ezechiele. Come il profeta, san Giovanni
ci ha trasmesso i prototipi delle dimensioni calcolate da un angelo architetto
grazie a una canna doro (Ap 21).
E lei che è al centro della liturgia della Dedicazione, ed
è da lei che il tempio trae tutto il suo significato fondamentale.
Ora, la Gerusalemme celeste sintetizza lidea cristiana di "comunità
degli eletti" e di "corpo mistico" e lidea ebraica
del tempio quale dimora dellAltissimo, e assicura la continuità
da un Testamento allaltro nonché, conseguentemente, da un
tempio allaltro. Tale aspetto appare ancora più nettamente
con lo studio del simbolismo cosmologico di questa Gerusalemme celeste.
TEMPIO E COSMO
Ogni edificio sacro è cosmico, ovvero fatto ad imitazione del mondo.
"La chiesa è limmagine del mondo", dice
san Pier Damiani. Questo perché il nostro corpo è legato
al mondo e perché dobbiamo pregare Dio nella nostra condizione
corporea.
Il tempio non è solo unimmagine "realista" del
mondo, è ancora di più unimmagine "strutturale",
che riproduce la struttura intima e matematica delluniverso. Qui
si trova la fonte della sua bellezza sublime. La fondazione delledificio
comincia con lorientamento, che è già in qualche modo
un rito poiché stabilisce un rapporto fra lordine cosmico
e lordine terrestre o, ancora, fra lordine divino e lordine
umano.
E importante ricordare con precisione le tre operazioni della fondazione,
ovvero: il tracciato del cerchio, il tracciato degli assi cardinali e
lorientamento, il simbolismo fondamentale del tempio con i suoi
tre elementi corrispondenti alle tre operazioni: il cerchio, il quadrato
e la croce per mezzo della quale si passa dal primo al secondo.
Questo rapporto del cerchio con il quadrato o della sfera con l cubo,
è realmente il fondamento dellarchitettura sacra, a partire
dal quale tutto ledificio è concepito e realizzato.
Ledificio sacro appare dunque come una variazione sinfonica del
medesimo tema architettonico, ripetendosi, aggiungendosi indefinitamente
a se stesso in modo da ricordare il simbolismo fondamentale del tempio:
lunione del cielo e della terra, il "tabernacolo di Dio fra
gli uomini", come lha cantato magnificamente san Massimo il
Confessore nel suo Poema su Santa Sofia dEdessa:
"E cosa davvero mirabile che, nella sua piccolezza [questo
tempio] sia simile al vasto mondo
"Ecco che la sua copertura è tesa come i cieli: senza colonne,
incurvata e chiusa; e inoltre [essa è] ornata da mosaici doro
come il firmamento lo è da stelle brillanti.
" Ed ecco che la sua cupola elevata è comparabile al cielo
dei cieli. E, simile ad un elmo, la sua parte superiore riposa solidamente
sulla parte inferiore.
"I suoi archi, vasti e splendidi, assomigliano inoltre, per la varietà
di colori, allarco glorioso, quello delle nubi".
La determinazione di un centro e lorientamento danno alledificio
tutto il suo significato. Ed è ciò che ci permette di giustificare
il simbolismo cosmico dellarchitettura il cui interesse non sembra
forse essere oggigiorno evidente a molte menti. La chiesa, essendo una
croce cardinale orientata e centrata, sacralizza realmente lo spazio.
ARMONIE NUMERICHE
La costruzione del tempio imita la creazione del mondo.
Il fondamento metafisico di tale simbolismo è il seguente: le forme
geometriche traducono la complessità interna dellUnità
divina e il passaggio dallUnità indivisibile allUnità
multipla trova il simbolo più adeguato nella serie di figure geometriche
regolari contenute nel cerchio o dei poliedri regolari contenuti nella
sfera. Questo ci porta a considerare il ruolo del Numero che nel pensiero
tradizionale è altra cosa rispetto alla "cifra" ed è
in particolare sempre considerato nei suoi rapporti con la geometria.
Il numero così concepito è dunque il modello delluniverso:
"Tutto è disposto secondo il Numero", diceva Pitagora
in un discorso riportatoci da Giambico. SI tratta di un aspetto sul quale
il cristiano non può dubitare, visto che la Scrittura non si esprime
diversamente: "Luniverso dice Pio XI è
così risplendente di bellezza divina perché una matematica,
una divina combinazione di numeri, regola i suoi movimenti, poiché,
come ci dice la Scrittura, Dio ha creato tutto "con numeri, pesi
e misure"". Le cose hanno una struttura matematica. Questa matematica
spiega in particolare ciò che di primo acchito sembra inesplicabile
allammiratore delle cattedrali: latmosfera ingegnosa di questi
edifici; larmonia quasi divina e limpressione di perfezione
che producono non dipende da intenzioni soggettive, sentimento
religioso o affettività dellartista come si crede
oggigiorno -, ma da leggi oggettive che provengono dalla geometria
platonica trasmessa alle organizzazioni di costruttori. Lelemento
essenziale era per loro la nozione di rapporto e di proporzione
fra le differenti parti delledificio. La principale, chiamata ancora
"proporzione divina", era il famoso "numero doro"
o "sezione aurea" (1,618 =F). Una euritmia fondata sul numero
doro legava attraverso una sottile analogia le forme, le superfici,
i volumi architettonici. I due numeri che giocheranno il più grande
ruolo nella costruzione di queste forme e volumi furono la Decade
la cui radice è la Tetraktys (somma dei primi quattro numeri:
1+2+3+4 =10) e la Pentade. La Decade era il numero stesso
delluniverso, base della generazione di tutti i numeri figurati,
piani o solidi, e dunque dei corpi regolari corrispondenti ad alcuni fra
di essi, e inoltre base degli accordi musicali essenziali. Il Cinque
era chiamato dai Pitagorici numero nuziale, ovvero archetipo astratto
della generazione, visto che esso unisce il primo numero pari, chiamato
"matrice", al primo numero dispari, chiamato "maschile"
(2+3=5). Il Cinque è il numero dellarmonia e della bellezza,
in particolare nel corpo umano.
Si vuole un esempio di queste armonie numeriche? La cattedrale di Troyes
ce ne offre uno notevole.Il corpo delledificio, dallentrata
fino al semi cerchio del santuario, si iscrive in un rettangolo
"aureo" con il raggio della circonferenza che passa dallasse
delle colonne del santuario (raggio = 7,10). Ora, non dimentichiamolo,
il decagono uscito dalla tetraktys è, seguendo il Timeo, la figura
ideale di cui si serve Dio per disporre luniverso. Le misurazioni
fatte nella navata centrale hanno dimostrato che le colonne si allargano
leggermente avvicinandosi al santuario seguendo una modulazione aurea,
in modo che "il fedele che avanza verso laltare oltrepassa
ad ogni campata una nuova porta doro". Allo stesso tempo, nelle
navate laterali, il rapporto di altezza fra i capitelli della chiave di
volta è "aureo" così come lo scarto fra i pilastri
in rapporto allaltezza dei capitelli di cornice. A questa armonia
plastica si aggiunge daltro canto unarmonia ancor più
misteriosa, di natura mistica. E stato osservato che la chiave di
volta del coro è ad una altezza che, una volta ridotta in piedi
e pollici, ci dà:88 piedi e 8 pollici. Ora, 888 è la cifra
corrispondente in greco al nome di Gesù.
Il numero 888 si trova egualmente attorno allaltare (simbolo i Gesù):
il santuario è racchiuso da 8 colonne e le sue aperture portano
alle 7 absidi pentagonali che rappresentano lirradiamento delle
7 chiese dellApocalisse. Il Libro giovanneo sembra dominare lispirazione
di questo edificio perché altre colonne fatta eccezione
per quelle del coro misurano 6 piedi e 6 pollici e la chiesa aveva
66 colonne a sostegno delle volte; ciò in relazione ad un altro
numero dellApocalisse: 666, ovvero il numero della Bestia (Ap 13,11
e 18) che le colonne dovevano schiacciare. Si ritrova un terzo numero
giovanneo: 144.000, il numero degli eletti; nel triforio vi sono in effetti
144 finestre da cui si irradiano dallabside al rosone occidentale
tutti coloro che portano il sigillo dellAgnello. Infine,
il triangolo tracciato della chiave di volta del santuario, preso come
vertice alla base delle grandi colonne, è misurato da 26° (angolo
del vertice); ora, 26 è il numero del grande Nome divino YHWH.
IL TEMPIO,
CORPO DELLUOMO DIO
Cristo ha affermato molto chiaramente che il Suo Corpo è un tempio,
o piuttosto il Tempio:
"Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in
tre giorni lo farò risorgere". Gli dissero allora i Giudei:
"Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu
in te giorni lo farai risorgere?". Ma egli parlava del tempio
del suo corpo" (Gv 2,19-21).
Questo versetto racchiude un insegnamento della più elevata importanza.
Nelluomo individuale il corpo è labitacolo dellanima;
in Gesù, Uomo Dio e Uomo universale, il Corpo è labitacolo
della Divinità: "E in Cristo che abita corporalmente
tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), perché
"il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"
(Gv 1,14), realizzando in tal modo ciò di cui il tempio mosaico
non era che una figura: linabitazione di Dio fra gli uomini ed anche
negli uomini.
Il tempio rappresenta per lassemblea cristiana il Corpo di Cristo,
ma giacchè anche lassemblea è il Corpo di Cristo,
questa ne costituisce il tempio spirituale, il Corpo mistico di Cristo.
Infine, anche lanima individuale è capace di diventare questo
tempio. Ledificio sacro può dunque essere considerato sotto
un triplice punto di vista: in quanto Umanità di Cristo, in quanto
Chiesa e in quanto anima di ogni fedele, essendo questi tre punti di vista
peraltro indissociabili, dato che gli ultimi due non sono che conseguenze
del primo.
Il tempio rappresenta quindi anzitutto il Corpo di Cristo. Tale simbolismo
assolutamente indipendente, vale la pena di ricordarlo, dal piano
cruciforme è stato comunque messo magnificamente in luce
da questa forma architettonica. Si tratta di una concezione antichissima
sia in Oriente ad esempio in Massimo il Confessore -, sia in Occidente.
Onorio dAutun, nel suo Specchio del Mondo, stabilisce le
seguenti corrispondenze: il coro rappresenta la testa di Cristo, la navata
il corpo propriamente detto, il transetto le braccia e laltare maggiore
il cuore, ovvero il centro dellessere. Da parte sua, Durando di
Mende scrive: "La disposizione materiale della chiesa rappresenta
il corpo umano perché il cancello, o il luogo in cui si trova laltare,
rappresenta la testa, e la croce, da una parte allaltra, le braccia
e le mani; infine, laltra parte che si sviluppa a Occidente rappresenta
il resto del corpo".
Guglielmo di Saint Thierry ha sottolineato che un uomo con le gambe
e le braccia distese può iscriversi in un cerchio tracciato da
un compasso il cui centro sia fissato sullombellico. Questa figura
si sovrappone, come è facile vedere, al diagramma utilizzato nel
rito di fondazione: la croce nel cerchio; la croce costituita dalluomo
con le membra distese si sovrappone agli assi cardinali. Una tradizione
che risale ai primi tempi del cristianesimo ha messo in rapporto questa
figura con il nome generico delluomo: adam. In effetti, le quattro
lettere della parola Adam sono in greco le iniziali delle parole che designano
i quattro punti cardinali: A= Anatolè (oriente), D= Dysmè
(occidente), A= Arctos (Settentrione), M= Mesembria (meridione). E
daltro canto ugualmente curioso constatare che i due gruppi formati
da queste lettere nellordine in cui si presentano corrispondono
esattamente alle linee rispettive dei due assi: AD-AM: AD = Oriente
Occidente, AM = Settentrione Mezzogiorno.
Peraltro, il valore numerico di queste lettere ci dà il totale
di 46, che è precisamente il numero degli anni impiegati per costruire
il tempio.
LA CROCE
La croce rende esplicito il mistero del centro essa è diffusione,
emanazione, ma anche riunione e sintesi. E il più completo
di tutti i simboli; nessun altro quanto questo sa condensare nel più
essenziale dei segni la più vasta delle sintesi. Forse è
il simbolo più universale, infatti tutte le civiltà lo hanno
compreso nel proprio patrimonio simbologico.
E un simbolo spaziale e temporale e questa proprietà privilegiata
lo rende adatto ad esprimere il mistero del cosmo animato. Per questo
essa si sovrappone sempre in un modo o nellaltro, e con una
sovrapposizione non tanto geometrica quanto immaginaria al tempio
cosmico che è la Chiesa.
La croce del microcosmo chiesa non è tanto quella costituita
dal suo perimetro (la navata che si incrocia con i bracci del transetto,
dal momento che questa forma può fare difetto) quanto quello della
sua intima espansione nelle quattro direzioni dello spazio. E questa
coestensione dei quattro orizzonti, dei quattro venti dello spazio.
E ancora essa che iscrive nello spazio il cerchio delle stagioni,
scandito dallalternanza rituale dei solstizi e degli equinozi che
sono i quattro punti cardinali del ciclo liturgico (Natale, Pasqua, San
Giovanni, San Michele).
E ancora essa che salda la croce cardinale terrestre sulla celeste
e fonda il simbolismo dei loro rapporti.
Questo rapporto è animazione, e la sua espressione più vivamente
percepita dalla psiche umana è quella della rotazione della sfera
del mondo attorno al suo asse polare; tale asse è perpendicolare
al grande cerchio dellorizzonte, del luogo sacro e forma con una
qualsiasi delle parallele al suolo una croce, questa volta drizzata verticalmente.
Queste due croci, croce orizzontale, dorientamento cardinale,e croce
verticale assiale, in realtà non sono che una sola croce: quella
a tre dimensioni e a sei bracci che orna i campanili delle chiese orientali.
In occidente, essa assume la forma della girandola in cima ai campanili
divisa alla base da una croce orizzontale orientata. Tale è la
croce del mondo vivente, la croce che fa della chiesa il centro e la ripetizione
del cosmo liturgico. Poiché essa è perfettamente coestensibile
ai simboli del cosmo naturale non meno perfettamente misura il microcosmo
che è la chiesa. In essa e per essa la vita e il movimento emanati
dal polo celeste, simbolo di divinità, si trasmettono al centro
sacro terrestre: allaltare, al santuario, alla chiesa, e irraggiando
da questo centro, a tutto luniverso.
La croce tridimensionale è la più perfetta immagine sacra
del mondo. E il segno visibile della trinità nellunità.
Il sei caratterizza la creazione emanazione; si ricordino lopera
di sei giorni e tutti i motivi sestuplici che si incontrano nel contesto
della creazione, per esempio sui portali romanici ove si potrà
incontrare sei volte la maschera della Terra che vomita viticci tra cui
giocano alcuni animali.
Il settenario indica la conclusione e la pienezza (il settimo giorno)
ottenuti quando si aggiunge al computo dei sei bracci il punto centrale
da cui essi emanano o dove vengono assorbiti nellunità indifferenziata.
Dio sta in questo centro: " Volgendo il suo sguardo verso queste
sei estensioni come verso un numero sempre uguale, Egli conclude compiutamente
il mondo; Egli è linizio e la fine, in Lui si compiono le
sei fasi del tempo, e da Lui esse ricevono la loro indefinita estensione;
la è il segreto del numero sette" (Clemente dAlessandria).
La croce tridimensionale può essere rappresentata in modi assai
differenti.
Sulla superficie piana la forma più semplice è la stella
a sei braccia, più o meno regolari, sia per la loro dimensione
che per la loro disposizione; la verticale Zenith Nadir appare spesso
distinta dalla croce orizzontale e orientale da una faccia, una fiamma,
un cerchio un motivo qualsiasi.
Nella croce tridimensionale si riconosce la forma nota del crisma, simbolo
polivalente vecchio come il mondo, che la simboleggia cristiana si è
compiaciuta di utilizzare, dopo un semplice battesimo mentale che risultava
sia dalla lettura della X e della P, le prime due lettere del nome di
Cristo in greco, sia dallincrocio di questa X con la I di Jesus.
Il monogramma di Cristo diventava la formula simbolica della salvezza
universale operata dalla croce di Gesù Cristo.
Questultima non appariva sul labaro di Costantino, mentre compariva
il crisma; la conversione dellimperatore consentì la sostituzione
con mezzo secolo di ritardo: limpero divenuto cristiano, abolendo
il supplizio della croce, soppresse lodiosa sensazione connessa
allo strumento di tortura finchè restò in uso.
La croce latina compare in seno al crisma stesso ma conserva in alto lanello
che ricorda la P e costringe a rilevare nellincrocio lantica
X raddrizzata.
Allinizio del V secolo lanello sparisce, e nasce la nostra
tradizionale croce cristiana. Il crisma viene usato ancora, anzi in questepoca
raggiunge le sue espressioni più perfette e trae dalla croce latina
lalfa e lomega che spesso e volentieri gli vengono associate
per assicurargli una cristianizzazione da ogni equivoco segnino: questo
riferimento al Cristo dellApocalisse, Pantocreatore e maestro del
tempo, conferisce al vecchio simbolo le dimensioni della Rivelazione.
(Spiegazione del mosaico del Battistero di Albenga).
Se la spiritualità cristiana è affascinata dalla croce,
ciò non è dovuto in primo luogo alla sua insondabile ricchezza
simbolica!
È che il Cristo morendo inchiodato ad una traversa fissata ad un
palo ne ha fatto il segno storico del compiersi del disegno divino.
Per il credente, la croce primaria è lultima che con le braccia
aperte esprime un amore grande come il mondo non aveva mai conosciuto.
Un amore che ha trovato nello strumento del sacrificio il simbolo della
sua grandezza.
La passione di Cristo ha trasfigurato il segno della croce; ormai, al
di là dellantica immagine, è luniversale e misteriosa
bontà del suo Signore che luomo redento percepisce e venera.
Attraverso la comunione con il segno sacro, egli penetra nelle vertiginose
profondità del segno di Dio sul mondo, così come diceva
San Paolo agli Efesini.
San Cirillo spiega ai suoi catecumeni: "Dio ha steso le mani sulla
croce per abbracciare lestremità delluniverso. Anche
il monte Golgota è diventato il perno del mondo". Con Firmico
Materno, il perno diventa lasse dinamico che unisce cielo e terra:
il legno della croce sostiene la volta celeste, e consolida le fondamenta
della Terra.
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